Dal 1988 guardiamo al futuro.

Il Consorzio CDA nasce da una idea-chiave: l’idea che un numero anche scarso di imprenditori coesi possano ottenere, per sé stessi e per gli altri, molto di più rispetto a un numero maggiore di imprenditori che lavorano individualmente.

Questi imprenditori hanno anche accettato l’idea che uomini e donne hanno gli stessi valori e gli stessi diritti. Per questo CDA è sempre stato aperto, in ingresso ed in uscita a tutti, e a nessuno è consentito, ne dovrà mai essere consentito, dominare alcun altro.

È molto spesso difficile stabilire le motivazioni che in questi anni hanno spinto molti imprenditori a scegliere di vivere l’esperienza consortile, se i motivi siano prioritariamente di carattere economico o di altra natura. Sta di fatto che un consorzio rappresenta l’insieme delle differenti aspettative e motivazioni dei singoli membri che lo compongono.

Chi fondò CDA ebbe come scopo primario quello economico, ma anche quello di poter offrire opportunità per il raggiungimento contemporaneo di molti altri scopi.

Lo scopo finale a cui dovrebbe mirare un’organizzazione consortile è quello di una vita professionale migliore, più sicura e più ricca di significati. Altri scopi primari da non dimenticare mai, oltre quello puramente economico, sono la crescita culturale nella professione, la condivisione delle esperienze e dei saperi, l’affermazione del ruolo della propria impresa nell’ambito territoriale, l’attenzione al tema della sostenibilità sia essa economica, ambientale, sociale, al rispetto delle risorse umane e alla loro crescita professionale.

Il percorso del distributore di bevande è costellato di ostacoli, insidie, molto spesso in salita e la strada è più simile ad un sentiero di montagna che ad una autostrada. Per percorrerla ci vuole fisico ma anche attrezzatura adatta.

CDA da sempre ha voluto contribuire alla creazione di quella “cassetta degli attrezzi” utile ad affrontare al meglio le sfide, indicando non semplicemente quali sono gli attrezzi ma anche come dovrebbero venir usati.

Negli ultimi anni ci siamo impegnati in una proficua stagione di riflessione che a seguito dell’evento pandemico, si è concretizzata in confronti con le varie parti interessate, in ricerca, in analisi su come le attività consortili potessero meglio adattarsi al cambiamento del mercato. È stato un passo obbligato. A ciò spinti da una imprescindibile necessità: quella di consolidare come organizzazione una posizione di primo piano nel mercato dell’ingrosso horeca e, anche attraverso questo, contribuire a dare valore e identità alle nostre imprese associate e alla filiera tutta.

Sia chiaro: il nostro non è stato solo un semplice desiderio ma un obbligo istituzionale nonché una necessità professionale.

Tale necessità nasce dalla situazione di un mercato che tutti stiamo vivendo ed in rapida e continua evoluzione, dove alle tensioni di carattere economico si sommano cambiamenti politici, sociali e culturali.

Se non vogliamo continuare ad essere una categoria di “invisibili” o essere considerati come forza marginale, come residuo nobile di passate esperienze, la nostra attenzione e il nostro impegno devono rivolgersi anche a temi che richiedono una serie di competenze che non erano certo in agenda quando CDA venne fondato.

Riteniamo che per le imprese della distribuzione “esserci” nel futuro non sarà più vincolato alla sola capacità di individuare le potenzialità del mercato del fuori casa, e calcolare e conseguire il profitto.

La distribuzione all’ingrosso di bevande deve aver la consapevolezza del proprio status e la capacità di assumere un nuovo ruolo, uscendo dalla funzione in cui è relegata e che la vede troppo spesso, ridotta a semplice dispositivo di intermediazione commerciale anziché ad un insieme di servizi “intelligenti” capaci di dare risposte, a monte verso il mondo produttivo, e a valle verso il cliente/pubblico esercizio.

Occorre che accanto a queste imprese, continui a svilupparsi anche un’organizzazione consortile che sappia assumere funzioni di rappresentanza collettive e si ponga di fronte ai problemi e alle opportunità come parte qualificata della filiera horeca del beverage.

In questo senso CDA si è posto come luogo di autoriflessione in seno alla comunità degli associati, assumendosi il compito di ascolto e coinvolgimento anche delle altre componenti la filiera: a monte i produttori sia multinazionali che locali di piccoli e grandi marchi, e a valle con i pubblici esercizi horeca, compresi i soggetti che li rappresentano. Il contesto del coinvolgimento, del riconoscimento e dell’elaborazione di una qualche strategia di filiera sarà il territorio dove le piccole e medie imprese della distribuzione assicurano capillarità del servizio, svolgendo la funzione  di baricentro tra produzione e consumo, per meglio dire siamo “quelli dell’ultimo miglio”.

Bentornato

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